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21/11/17

Waffles, mostri e poteri magici: il product placement è servito



In principio furono James Dean e ACE Comb. Siamo nel 1955 e il divo americano si aggiusta i capelli con un pettine da tasca ACE Comb in una scena di “Gioventù Bruciata”. Nel giro di pochi giorni dall'uscita della pellicola, le vendite del pettine s'impennano, all'improvviso un'intera generazione di giovani ribelli non può più farne a meno.

Un prodotto inserito all'interno di un film, meglio se in prossimità del protagonista, è il caso base del product placement. L'esempio del pettine di James Dean è quello di un “piazzamento involontario”, poiché non c'era nessun accordo tra Ace e la produzione del film per la pubblicizzazione del prodotto. Oggi, invece, questo tipo di pubblicità “occulta” è molto utilizzata dalle società in cerca di visibilità per i propri prodotti, ma anche dalle produzioni cinematografiche “a caccia” di finanziatori. Le aziende, dunque, pagano per inserire i prodotti in film, ma anche in serie tv, video musicali e video game.

Ciò che rende il product placement così efficace è il fatto che sia un tipo di pubblicità assolutamente non invasiva. Viviamo nell'epoca degli infiniti pop-up e di Ad-blocker, un'epoca in cui la pubblicità è ovunque e si è fatta fastidiosa; questo tipo di advertising invece ci raggiunge quando siamo rilassati, senza interferire con la visione del film, anzi dandogli un “tocco” di realtà in più. La bella giornalista si allontana sulle sue Manolo Blanik, il detective insonne stappa una Budweiser e noi proiettiamo su questi prodotti lo stesso “affetto” che nutriamo per i personaggi.

Un esempio per tutti, che già promette di fare scuola: Eggo. Ora, se non sapete cosa sia un Eggo, significa che non guardate una certa serie tv dalle atmosfere anni '80 (indovinato quale?). Sì, perché dalla puntata in cui la protagonista di Stranger Things esce dal supermercato con una pila di scatole di waffles surgelati della Kellog's (gli Eggo, appunto), prodotto e serie tv hanno sviluppato un legame strettissimo. Il culmine si è toccato durante l'ultimo Super Bowl (l'evento televisivo più seguito negli Stati Uniti), quando più di 111 milioni di telespettatori si sono ritrovati a guardare una vera pubblicità anni '80 della Kellog's, per poi capire che si trattava dell' “apertura” del trailer di lancio della seconda stagione di Stranger Things.
 


 

Insomma, il fenomeno ha raggiunto proporzioni enormi ed è molto più diffuso di quanto percepito. Il vantaggio per le aziende e l'industria cinematografica è chiaro, resta però da chiederci se l'uso eccessivo del product placement non finirà per esasperare il pubblico, tanto quanto le inserzioni pubblicitarie sui siti internet. Per ora non sembrano esserci segnali negativi, anzi molti utenti nemmeno si accorgono che stanno guardando una “pubblicità”.

E tu, credi di possedere spirito d'osservazione? prova ad individuare tutti i prodotti “piazzati” nel video “Telephone” di Lady Gaga, ma fai attenzione: è facile perdere il conto!

 

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