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07/08/20

Da Fyborg a Cyborg, tra finzione e realtà



Leggendo un articolo su Focus relativo alle scoperte nel campo della medicina, della fisica e dell'ingegneria biomedica e a quello che potrebbe accadere in un futuro non molto lontano, l'immaginazione ha preso slancio, e immediata è stata l'associazione tra il fantastico mondo dei supereroi e il più concreto e reale mondo della Scienza.

Se la tuta di Spider Man dà ad un umano poteri sovraumani, le scoperte attuali verso quale realtà ci porteranno?

Protesi evolute hanno permesso a chi non poteva correre, di correre, e anche più velocemente di chi gli arti ancora li ha: nel 2008 famosa è la richiesta dell'allora campione Pistorius, atleta sudafricano senza gli arti inferiori dall'età di 11 anni, di gareggiare con i normodotati ai Giochi Olimpici 2008. La richiesta venne in un primo momento rifiutata dalla IAAF, secondo cui "un atleta che utilizzi queste protesi ha un vantaggio meccanico dimostrabile (più del 30%) se confrontato con qualcuno che non usi le protesi", tesi però che venne in seguito respinta. Quell'anno Pistorius non riuscì a raggiungere il tempo minimo necessario per partecipare alle Olimpiadi, ma solo 3 anni dopo la sua squadra vinse l'argento ai Mondiali 2011, nella staffetta dei 4x400mt, grazie al primato nazionale sudafricano raggiunto nelle batterie di qualificazione dove lui stesso gareggiò. Nel 2012 fu il primo atleta amputato a partecipare alle Olimpiadi, arrivando fino alle semifinali.

Altre protesi permettono di trasmettere nuovamente la sensazione del freddo e del caldo.

Un sistema di intelligenza artificiale ha permesso di dare voce a chi l'uso della parola non lo ha più.

Fino a ieri era quasi fantascienza quello che oggi leggiamo: la possibilità, tra meno di un anno, di una connessione tra cervello e computer, che permetterà a chi ha subito danni neurologici, di vedersi resituire la memoria, i ricordi, addirittura i movimenti.

Le domande nascono spontanee.

Quanto è sottile la linea tra finzione e realtà?
Siamo noi esseri umani a comandare la tecnologia o è la teconoligia a comandarci?
Siamo noi indispensabili per la tecnologia o è la teconologia indispensabile per noi?
Quanto lei dipende da noi o quanto noi dipendiamo da lei?
Quanto è sottile la linea che ci separa nella realtà da questa dipendenza?

Una risposta certa naturalmente non l'abbiamo, ma la riflessione porta a pensare che ogni tanto ci sentiamo già un po' un tutt'uno con la teconologia... d'altronde è vero, nella vita di tutti i giorni, quando il cellulare si rompe, è un po' come se ci mancasse una parte di noi...

...ma quanto questa evoluzione sia un'evoluzione positiva, ai posteri l'ardua sentenza!

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Cosa ci rende diversi?